Sabato, 21 Ottobre 2023 15:23

Transizione circolare, un processo ancora lento

Su un campione di 144 aziende rappresentative di diversi settori, mediamente il valore di circolarità ottenuto è di 45 punti su 100, con oltre il 70% sotto i 50 punti. E' quanto emerge da un'indagine dell’Università di Brescia. 

Lenta è la strada verso la transizione circolare del sistema industriale ed economico. Il Laboratorio RISE (Research & Innovation for Smart Enterprises) dell’Università di Brescia ha realizzato una ricerca sul livello di circolarità della imprese manifatturiere, analizzando un campione di 144 società rappresentative di diversi settori. Mediamente il valore di circolarità ottenuto è di 45 punti su 100, con oltre il 70% delle imprese analizzate sotto i 50 punti, il 26% fra 50 e 75, e solo il 5% con punteggio di 75.

Sei ambiti di attività analizzati

Per determinare il punteggio di circolarità, RISE ha sviluppato un modello organizzato in sei aree di valutazione: struttura del prodotto; processi produttivi e modello di business; supply chain; reverse logistics, rigenerazione e fine vita dei prodotti; cultura e buone prassi aziendali. “I risultati della ricerca - ha affermato Gianmarco Bressanelli, main researcher del Laboratorio - sono indicativi di quanto sia complessa una piena transizione verso l’economia circolare da parte del tessuto produttivo italiano e quanto gli sforzi intrapresi richiedano tempi medio-lunghi per giungere a risultati significativi, anche per via della sistematicità e trasversalità di questa trasformazione rispetto alle attività di un’azienda”.

Le grandi imprese sono più virtuose

Le aziende di grandi dimensioni hanno ottenuto il punteggio di circolarità più alto, in genere si tratta di organizzazioni soggette a obblighi e normative regolatorie del loro impatto rispetto a vari ambiti. “Sono imprese ‘sotto osservazione’ per quanto riguarda gli aspetti ambientali - precisa Nicola Saccani, professore associato del Laboratorio RISE - , hanno maggior capacità d’investimento e facilità di accesso ai capitali, che le porta in maniera più agevole ad investire in processi d’efficientamento e/o di controllo della filiera in ottica di sostenibilità”.  Mediamente le imprese di grandi dimensioni hanno un indice di circolarità superiore di 14 punti rispetto a quelle di piccole dimensioni, di 10 rispetto alle medie imprese.

Punti di forza e di debolezza

L’analisi ha evidenziato, per ognuna delle sei aree, risultati ottenuti e aspetti da migliorare: eccoli in sintesi.
Struttura prodotto: buono l’uso di materie prime seconde made in Italy, da migliorare il conseguimento di certificazioni di prodotto. Processi produttivi: buono l’efficientamento energetico e l’uso di energie da fonti rinnovabili; da migliorare processi di simbiosi industriale (collaborazione fra industrie per sfruttamento circolare delle risorse, intese non solo come materiali - sottoprodotti o rifiuti - ma anche servizi ed expertise). Supply Chain: positivo l’efficientamento in ottica sostenibile di packaging e trasporti, da migliorare la selezione dei fornitori. Cultura green: buon livello di realizzazione di buone pratiche aziendali, come ad esempio l’eliminazione delle plastiche monouso; da migliorare l’adozione del bilancio di sostenibilità. Modello di business: da migliorare con applicazione di nuovi modelli di business ‘as-a service’ (servizio invece del prodotto). Rigenerazione e fine vita: da migliorare i processi di riuso e rigenerazione dei prodotti, la filiera del recupero e riciclo dei materiali a fine vita. (l.c.)

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